Autore: Massimiliano Mandorlo

Mappe #3

Il vento imprevedibile di Rivali

Un vento continuo, un’aria impetuosa e imprevedibile attraversa le pagine del nuovo romanzo di Alessandro Rivali. È un vento di rivoluzione e di cambiamento, di promesse e speranze che scende ad accompagnare la vicenda della famiglia Moncalvi – specchio di quella dei Rivali e della loro avventurosa epopea – del piccolo Gutin scampato alla furia incendiaria della guerra di civile di Barcellona nel 1936 per imbarcarsi, profugo strappato ai giochi dell’infanzia, su un piroscafo diretto a Genova. Il mio nome nel vento è il romanzo a lungo inseguito da Rivali, i cui luminosi frammenti erano già visibili in tutta la precedente opera poetica dell’autore: ora esplorazione autobiografica di una dimensione familiare e feriale che allo stesso tempo si fa epica. Ascoltare il vento è attraversare il cristallo terso dei ricordi di un padre e di un figlio, perdersi nei vicoli inafferrabili della Superba o nella bellezza fiammeggiante di Barcellona, sprofondare negli abissi della Seconda guerra mondiale con la fede invincibile in un amore a lungo sofferto, perso e ritrovato. Cercare di scrivere Paradiso, come Pound, equivale per Rivali ad un’estrema e salutare forma di abbandono: «un uomo che aveva perso tutto e si spegneva senza speranza, e che un attimo prima di morire rubava il paradiso per aver incrociato lo sguardo del Cristo. Ecco, se potessi, vorrei terminare così i miei giorni. Sentire il mio nome pronunciato come una carezza. E poi potermi finalmente abbandonare nella luce e nel vento».

(Massimiliano Mandorlo)

Alessandro Rivali, Il mio nome nel vento. Storia della famiglia Moncalvi, Mondadori, Milano, 2023, pp. 259, € 18,50.

Mappe #1

Ardissino, poesia in forma di preghiera

Un’ampia e inedita ricognizione dei testi della tradizione letteraria italiana in forma di preghiera, argomento finora scarsamente indagato vista la «forte tendenza ideologizzante, storicamente motivata, della critica letteraria italiana» (pp. 17-18). Erminia Ardissino ricostruisce la forma della «poesia-preghiera» in un lungo e rigoroso percorso che dal Cantico delle creature conduce alla religiosità visionaria della scrittura della Merini. Si va dalle origini della nostra letteratura (oltre a Francesco lo sviluppo del genere della lauda e il laudario iacoponico, la preghiera come struttura fondante del poema dantesco, i salmi penitenziali di Petrarca e le loro possibili ascendenze francescane) attraverso la poesia rinascimentale, le riscritture dei salmi e del Pater noster, la poesia spirituale femminile nell’Italia della prima età moderna. Il “grande codice” biblico agisce in profondità sulle Rime sacre di Tasso così come sull’inquieta poesia barocca, sugli Inni sacri di Manzoni o sulla poesia satirica e dissacratoria di Porta e di Belli fino alla distorsione dei modelli sacri (Carducci, D’Annunzio) che avviano la poesia-preghiera verso soluzioni novecentesche. Nell’età della «morte di Dio» se l’opera di Ungaretti è tutta un «cammino di preghiera» alla ricerca della terra promessa, le preghiere desacralizzate di Caproni sono una domanda lanciata nel baratro dell’esistenza, la vita in versi di Giudici rivela un’«assoluta osmosi in veste laica tra la parola poetica e il Verbo».

(Massimiliano Mandorlo)

Erminia Ardissino, Poesia in forma di preghiera. Svelamenti dell’essere da Francesco d’Assisi ad Alda Merini, Roma, Carocci, 2023, pp. 486, € 49.

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