Autore: La Redazione Pagina 1 di 6

La potenza ambigua della natura

Rileggendo Romeo e Giulietta

di Laura Cioni

Ѐ l’alba del giorno più triste per Giulietta e Romeo. Dopo la notte d’amore, la scena si muove verso un esito tragico. Ma prima c’è una pagina meditativa, che in parte anticipa quello che avverrà. Frate Lorenzo si leva molto presto per raccogliere le erbe. La bellezza così abituale e così nuova alla quale si affaccia lo sospinge a una riflessione che è insieme pratica e poetica.

Il mattino dagli occhi grigi sorride alla cupa notte,
mandando strisce di luce verso le nuvole d’oriente;
e l’oscurità già livida di macchie, come un ubriaco che barcolla,
si allontana dal sentiero del giorno e dalle ruote di fuoco del Titano.
Ora, prima che il sole giunga col suo occhio di fiamma
a rallegrare il giorno e ad asciugare
l’umida rugiada della notte,
io devo riempire questo paniere di vimini
con erbe velenose e fiori dal succo prezioso.
La terra è madre e tomba della natura:
il suo sepolcro è il grembo dal quale ha origine
la sua vita; e noi vediamo nascere
da questo grembo figli di varie specie, che succhiano
dal suo seno. Alcuni, ottimi per numerose virtù
(nessuno che ne sia privo), e ognuno differente dall’altro.
Oh, come grande e potente è la virtù che risiede nelle piante,
nelle erbe, nelle pietre, e nelle loro più segrete qualità!
Infatti nulla esiste sulla terra di così umile,
che non possa dare alla terra qualche bene particolare;
e nulla è così buono che, sviato dal suo uso,
non si ribelli alla sua vera natura, cadendo nell’abuso.
La virtù stessa, male adoperata, può diventare un vizio,
e qualche volta il vizio si nobilita per la sua azione.
Sotto la tenera membrana di questo fragile fiore,
c’è insieme un veleno e un potere medico;
infatti se l’odori, eccita ogni senso,
se lo assaggi, ferma il cuore e tutti i sensi.
Come nelle erbe, così nell’uomo stanno accampati
due re nemici: la grazia e la volontà spietata.
E quella pianta dove predomina la peggiore di queste
forze, è presto divorata dal cancro della morte.

(Romeo e Giulietta, atto II, scena III)

L’assiduo compito del giardiniere e la conoscenza della farmacopea del tempo contribuiscono a una visione della terra come operosa fattrice della vita e insieme tomba che copre il disfarsi e poi il rivivere di erbe, piante e pietre. Non è lontana l’eco di Virgilio, ma neppure il remoto ricordo dell’Eden. Ѐ un inno al bene che c’è in ogni creatura, ma anche l’avvertimento di una ambiguità che deve essere attentamente considerata. Tutto in natura coopera al bene, a patto di non cadere nell’abuso.
Questa non è una pagina scientifica nel senso odierno del termine; non contiene formule, non misure, ma è guidata da uno sguardo amante per lunga consuetudine. In una cultura settoriale e specializzata, come è quella in cui viviamo, la riflessione di Shakespeare potrebbe servire da introduzione a molti libri di scuola. La conoscenza è unitaria, prima di volgersi ai vari rami del sapere.
Il duplice volto delle cose viene snidato anche nell’uomo, in guerra tra due tendenze, la grazia e la volontà spietata, l’accoglimento del dono della vita e la sua negazione. Non si tratta di bene e male, ma di qualcosa di più profondo, inerente alla natura stessa di una creatura che ha il singolare potere di tendere alla luce o di lasciarsi divorare dal cancro della morte.
Tutti sappiamo l’esito tragico dell’amore dei due giovani. L’abuso della volontà spietata delle loro famiglie in lotta genera la morte. Ma questa non è l’ultima parola: la pace degli animi è frutto anche della grazia, che stende sulla vicenda un velo di luce.

Anche nel buio della notte, il filo di una speranza

Invito alla lettura di Federico Pichetto, Perdonare la notte, Effatà Editrice, Cantalupa (TO) 2024, pp. 175, euro 16.00.

di Laura Cioni

Il titolo del libro di Federico Pichetto, Perdonare la notte, introduce con efficacia il contenuto, costituito da dodici interviste immaginarie a personaggi che hanno vissuto la notte del dolore, della malattia, della solitudine e che non ne sono state risucchiate.
L’esistenza umana solo di rado è lineare, ma quella dei dodici intervistati è aggrovigliata in modo particolare da situazioni di cui la cronaca sovente parla, ma senza capacità di scendere oltre la superficie. Qui non c’è curiosità, ma il desiderio di capire origine e sviluppo di vite in cui si intrecciano buio e luce, errori e riprese, in cui l’imprevisto è in agguato ad ogni svolta. Ma come una sorpresa è presente anche un filo di accettazione. Proprio questo è “perdonare la notte”, non solo alla fine del travaglio, ma come un mistero nascosto che include e collega le vicende.
È il caso dello scrittore famoso, aggredito dal disturbo bipolare, che fa della sua vita in manicomio una scuola di speranza. O quello di una cantante che perde il figlio in un incidente e vede ricostituirsi la sua famiglia attorno a quel dolore che avrebbe potuto invece distruggerla.
Si potrebbe dire che tutto il dolore racchiuso in queste pagine è intrecciato a una sorta di speranza e che la narrazione, di per sé drammatica, acquista un lieve timbro di pace.

La “mitezza” dell’amore che non può finire

Un musical sul mito di Orfeo e Euridice

di Laura Cioni

Con grande riscontro di interesse, la Scala di Milano ha ospitato il 19 gennaio 2025 la prima proiezione del film The Opera! Arie per un’eclissi: un'opera-musical che racconta in chiave moderna il mito di Orfeo ed Euridice ambientato nella nostra contemporaneità. L’opera è stata portata sullo schermo da Davide Livermore e Paolo Gep Cucco, con i costumi di scena firmati Dolce&Gabbana (qui anche in veste di produttori). Si tratta di un film-evento, che in seguito è stato possibile guardare, ascoltare e ammirare al cinema solo nei giorni 20, 21 e 22 gennaio 2025.

Virgilio non aveva a disposizione musica, danza, abiti e strumenti digitali quando scrisse la leggenda di Orfeo e Euridice, riproposta recentemente alla Scala di Milano in uno spettacolo ricco di suoni e colori. Aveva lo stilo, mosso da un sentimento partecipe del dolore della vita. Quella che racconta nel quarto libro delle Georgiche è una leggenda antica di millenni, a noi pervenuta soltanto attraverso la sua poesia, in sostituzione dell’elogio di Cornelio Gallo caduto in disgrazia presso Augusto e per questo epurato.
Orfeo, il mitico musico che ammansiva le fiere con la dolcezza del suo canto, ama e sposa la ninfa Euridice. Nel fuggire dall’indesiderata corte di Aristeo, ella muore per il morso di un serpente. Tutta la natura piange con Orfeo, che tenta di consolarsi cantando sulla riva deserta la sposa perduta. Grazie alla dolcezza del suo canto ottiene di varcare la soglia dell’Ade, là dove regnano cuori incapaci di essere addolciti da preghiere umane. Si inoltra nelle tenebre paurose dell’oltretomba e le tenui ombre gli si avvicinano, innumerevoli come gli uccelli che si celano nelle fronde degli alberi quando la pioggia invernale o la sera li cacciano dalle montagne; sono imprigionate dalla palude stigia e le accompagnano le Eumenidi, giù negli inferi più cupi. Tutti sono pieni di incanto nell’ascolto di Orfeo ed egli ottiene da Proserpina di riportare in vita Euridice. Sembra che la poesia, penetrata nel regno della morte, ottenga di far rivivere quello che era perduto per sempre.
Ma c’è una condizione: Euridice sale verso la vita seguendo Orfeo, che non deve girarsi a guardarla prima che entrambi giungano alla luce: ma proprio sulla soglia Orfeo viene preso da una incauta follia, viola i patti imposti dagli dei inferi e si volta a guardare la diletta sposa. Impazienza scusabile, se i Mani sapessero perdonare. In un attimo tutto è perduto. La terra trema e si ode la voce di Euridice: «Ora addio. Vado circondata da una immensa notte, tendendo a te, ahi non più tua, le deboli mani».
Invano Orfeo cerca di afferrare l’ombra, di ridiscendere per la palude. La via è sbarrata. Per lunghi mesi piange, commuovendo le tigri e le querce, come all’ombra di un pioppo l’usignolo lamenta i piccoli perduti perché una mano cattiva li ha sottratti dal nido.
Non è, come appare a prima vista, una tragedia. Ѐ l’elegia dell’amore umano, impotente davanti alla morte. È la consapevolezza che anche l’arte non riesce a riportare in vita ciò che si è perduto e che si rivorrebbe. Ma pur intriso di lacrime, è un dolore che non si ribella, che accetta il limite di cui la natura è fatta e che con questa mitezza accoglie dentro di sé la vastità della sofferenza del mondo.

Stoner, di John Williams

Letto da Mario De Simoni

Pubblicato nel 1965, Stoner ha una storia editoriale abbastanza insolita. Il suo autore, John Williams, aveva ricevuto il premio del National Book Award, con il libro Augustus. Continuò a scrivere per tutta la vita, sino alla morte avvenuta nel 1994, ma non ottenne mai un grande successo. Non in vita, almeno. Una riedizione di Stoner del 2012 riportò sotto i riflettori un libro che aveva colpito molti lettori e numerose case editrici internazionali. Il successo di Stoner nasce da una riscoperta postuma, dalla scoperta di una qualità di scrittura esemplare e dalla proposta della vita di un uomo che non deve vincere a tutti i costi, che non deve essere un eroe del proprio tempo, ma che si offre come un uomo dalla vita quasi nascosta, ma che per questo si afferma come esempio del nostro tempo.
Due parole sull’autore John Williams: nato in una famiglia di modeste condizioni economiche del Texas, si iscrisse all’Università di Denver solo dopo la fine della seconda guerra mondiale, durante la quale aveva combattuto in India e in Birmania dal 1942 al 1945. Rimase a Denver per tutta la vita, dove insegnò letteratura inglese presso l’Università del Missouri. Poeta e narratore, John Williams è stato riscoperto negli ultimi anni, diventando un vero e proprio fenomeno di culto a livello internazionale. Tra i romanzi più celebri, oltre a Stoner e Augustus, abbiamo anche Butcher’s Crossing e Nulla, solo la notte.

Stoner è il racconto della vita di un uomo normale. Il protagonista lascia la fattoria dei genitori per recarsi all’università con l’obiettivo di conseguire un titolo di studio in Agraria:

«L’ispettore della contea dice che adesso hanno delle idee nuove, dei modi di fare le cose che ti insegnano all’università». «Vuoi davvero che vada? – fece come se sperasse in un rifiuto. È questo che vuoi?».

Nel corso degli studi incontra un anziano professore che gli fa capire che la sua inclinazione più vera è quella di insegnare:

«Ma non capisce, Mr. Stoner? – domandò – Non ha ancora capito? Lei sarà un insegnante». «Come può dirlo, come fa a saperlo?». «E’ la passione, Mr. Stoner – disse allegro Sloane – la passione che c’è in lei».

Questo è un primo aspetto interessante: la scoperta di un’inclinazione – si potrebbe dire anche di una vocazione nella vita – diversa da quella che si aspettavano sia i genitori che lui:

«Non so – disse suo padre – Non immaginavo che sarebbe andata a finire così. Pensavo di aver fatto il meglio che potevo per te, mandandoti qui. Tua madre e io abbiamo sempre fatto del nostro meglio». «Lo so – disse Stoner». Non riusciva più a guardarli negli occhi.

Stoner svolge così un ruolo importante come docente universitario, ma si direbbe diligentemente, senza grandi slanci apparenti:

Nei semplici esercizi di composizione che preparava per gli studenti coglieva le potenzialità della prosa e la sua bellezza, e non vedeva l’ora di trasmettere ai suoi allievi il senso di quelle scoperte. Ma quando arrivò il primo giorno e cominciò a spiegare alla classe, scoprì che quell’entusiasmo rimaneva nascosto dentro di lui.

Anche nei confronti della guerra, «ora che, come tutti, se la trovava davanti, scopriva dentro di sé una vasta riserva d’indifferenza». Solo quando si trova di fronte, nel suo lavoro, all’opposizione del direttore di dipartimento, per difendere il suo ruolo di insegnante ingaggia con lui uno scontro lungo e pesante. Infine, quasi inevitabilmente dopo un corteggiamento assiduo e faticoso, si prende una moglie, Edith, che gli dichiara la sua volontà di fedeltà: «Cercherò di essere una buona moglie per te, William, Cercherò». Tuttavia, nel giro di un mese Stoner realizza che il suo matrimonio è già un fallimento. Edith infatti è un soggetto apatico e quando è attiva sembra essere posseduta dal male, che la spinge a mettere Stoner in un angolo, sia nella loro casa, sia nella loro vita coniugale, sia allontanandolo da quella figlia che lei aveva fermamente voluto vivendo con lui due mesi di passione intensa e sfrenata. Una passione però che poco aveva a che fare con l’amore, e verso la quale, soprattutto nei primi anni, lui aveva nutrito un sincero affetto.

Quella di Stoner è una vita controllata, dunque, fino al giorno in cui all’improvviso compare, quasi come un’anomalia, il momento in cui lui conosce l’amore per una sua allieva, Katrine: una passione forte, coinvolgente, ma Stoner non arriva fino in fondo in questa relazione. A un certo punto fa un passo indietro, sembra quasi che preferisca proseguire in una vita priva di emozioni forti.

Quand’era giovanissimo Stoner pensava che l’amore fosse uno stato assoluto dell’essere a cui un uomo, se fortunato, poteva avere il privilegio di accedere. Durante la maturità, l’aveva invece liquidato come il paradiso di una falsa religione, da contemplare con scettica ironia, soave e navigato disprezzo, e vergognosa nostalgia. Arrivato alla mezza età, cominciava a capire che non era né un’illusione, né uno stato di grazia: lo vedeva come una parte del divenire umano, una condizione inventata e modificata momento per momento, e giorno dopo giorno, dalla volontà, dall’intelligenza e dal cuore.

Stoner si trova così, alla fine della sua vita, a desiderare qualcosa che in realtà non sa neanche lui, perché non sa darsi risposte, perché per tutta la vita non se ne è date: cosi doveva andare.

Era arrivato a un’età in cui, con intensità crescente, gli si presentava sempre la stessa domanda, di una semplicità così disarmante che non aveva gli strumenti per affrontarla. Si ritrovava a chiedersi se la sua vita fosse degna di essere vissuta.

Quando poi alla fine si trova sul letto di morte, il bilancio che tenta di fare della sua vita non gli appare affatto soddisfacente:

Spietatamente vide la sua vita come doveva apparire agli occhi di un altro. Ponderatamente, con calma, realizzò che doveva sembrare un vero fallimento. Aveva voluto l’amicizia e quell’intimità legata all’amicizia che potesse renderlo degno del genere umano. Aveva voluto l’unicità e la quieta indissolubilità del matrimonio, e non aveva saputo che farsene, tanto che si era spenta. Aveva voluto l’amore e ci aveva rinunciato, abbandonandolo al caos delle possibilità. Katerine, pensò, Katerine. Aveva voluto essere un insegnante e lo era diventato. Eppure, sapeva, lo aveva sempre saputo, che per buona parte della sua vita era stato un insegnante mediocre. Aveva sognato di mantenere una specie di integrità, una sorta di purezza incontaminata; aveva trovato il compromesso e la forza dirompente della superficialità. Aveva concepito la saggezza e al termine di quei lunghi anni aveva trovato l’ignoranza. E che altro pensò? che altro?

Il protagonista di questo romanzo apparentemente non ha nulla di attrattivo, così come gli altri personaggi del romanzo, che attraversano la loro esistenza con occhi diafani, cercando di smorzare i sentimenti già sul nascere. Ma quando il racconto finisce, ci si rende conto che potrebbe essere la vita di chiunque, descritta in modo semplice, senza slanci, ma in modo efficace, forte, e con un’elevata qualità letteraria. È il racconto dell’umano, è un romanzo su cosa significhi essere umani, in cui ciascuno può ritrovare almeno una parte di sé. Un racconto che ti coinvolge a mano a mano che lo leggi, facendoti intravvedere in ogni pagina un senso di riscatto, una possibilità di rinascita che non si avvera mai. Questa mi pare la grandezza del messaggio che l’autore sembra indicarci. All’ideale dell’eroe viene sostituito un anti-eroe che non fa cose straordinarie, che non compie imprese di grande valore. Emerge così, da questo libro, l’uomo, si potrebbe dire qualunque uomo, che vive la sua vita con umiltà, così come le circostanze gliela presentano.

Lineatempo #38

Dossier

Percorsi

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Recensioni ed Eventi


Lineatempo #37

Dossier

Segmenti

Recensioni ed Eventi

  • La lama e la croce (a cura di Silvana Rapposelli)
  • Lingua mortal non dice (a cura di Teresa Colombo)

LineaTempo #36

Il dossier di LineaTempo n. 36 è dedicato all’Universo fiaba, un tema popolare ed insieme colto, che viene qui presentato da un ampio e variegato spettro di contributi.

Si indaga sull’origine antica della fiaba, sui legami con la Bibbia e le tradizioni culturali, ma soprattutto sulla sua capacità, attraverso la finzione, di condurci a cogliere i nodi essenziali della vita.

Le fiabe costituiscono una grande forma di introduzione alla realtà, anche quando è deformata dalle mode culturali (come nei grandi film Disney) ed hanno un potente risvolto educativo, ben documentato da varie esperienze.

La fiaba è un mondo che non finisce di far riflettere e incuriosire perché apre all’orizzonte del Mistero.

Daria Carenzi – Per entrare nell’universo della fiaba
Emanuela Ghini – Elogio della fiaba
Giulia Regoliosi – Favola, mito, fiaba: parole e storia nel mondo antico
Silvano Petrosino – Finzione e verità della fiaba
Giuseppe Reguzzoni – I Grimm, le tradizioni culturali e la Bibbia
Emma Bacca – Hans Christian Andersen: al cuore di un dialogo tra fiaba ed esistenza
Giampaolo Pignatari – Pinocchio, Pinocchio e ancora … Pinocchio!
Sabrina Fava – La controversa diffusione della fiaba in Italia tra Otto e Novecento
Giuliana Zanello – Calvino e la fiaba. L’introduzione alle Fiabe italiane
Alberto Bordin – Fiabe Disney. Come la casa di Topolino ha plasmato la nostra mentalità fiabesca
Eleonora Fornasari – La fiaba sul grande schermo
Paolo Molinari – Il potere delle storie: alle origini dell’idea del Libro fondativo
Maria De Nigris – I temi fondanti de Le Avventure di Pinocchio. Leggere Pinocchio in classe
Laura Vitale – Fiabe che raccontano la vita. Leggere Andersen in classe
Nino Barbieri – Alla radice del mio raccontare storie

Nei Segmenti appaiono: un’accurata ricostruzione della storia e dell’ideologia del movimento di Hezbollah, l’analisi del ruolo dei paracadutisti italiani che optarono per la RSI, la presentazione di una donna del ‘700 con un grande talento culturale, M. G. Agnesi, e il confronto tra Pavese e il protagonista del film Perfect Days.

In Recensioni ed eventi vengono presentati: Contro maestro Ciliegia di Giacomo Biffi, I miei santi. In compagnia dei giganti della fede di Joseph Ratzinger, Ad occhi sgranati. Storie di papi e ambulanti, zingari ed ebrei, martiri e fondatori di Lucio Brunelli, La fine del dibattito pubblico. Come la retorica sta distruggendo la lingua della democrazia di Mark Thompson e Momenti di Marco Zelioli.

I Have a Dream

Storie e memorie. L’incessante sogno di mondi diversi

Una riflessione sul sogno come categoria portante della memoria storica: l’agire degli uomini è sempre impregnato di ideali che prefigurano nuovi modelli di socialità.

Andrea Caspani, già dirigente Scolastico, è direttore della rivista online «LineaTempo. Itinerari di storia, letteratura, filosofia e arte» e docente di Didattica della Storia all’Università Cattolica di Milano. Autore del libro Insegnare storia. Una prospettiva umanistica, EDUCatt, Milano 2023.

Fabrizio Foschi è docente formatore e saggista. Autore di Una storia dell’epoca moderna. Spazi, trame, personaggi alle radici del nostro presente, Rubettino Scuola, Soveria Mannelli 2023.

Giorgio Cavalli, insegnante e saggista, è redattore della rivista online «LineaTempo. Itinerari di storia, letteratura, filosofia e arte». Autore di Angelo Giuseppe Roncalli cappellano militare nella Grande Guerra, Gaspari Editore, Udine 2023.

Coordina Adele Mirabelli, coordinatrice culturale dell’Istituto Don Bosco Village School di Milano.

Durata complessiva 1’20”

Lineatempo #35

La rivoluzione digitale incalza: la realtà del nostro presente è vivere in un rapporto simbiotico con le macchine.   

LineaTempo n. 35, nel suo dossier dedicato a La rivoluzione digitale: innovazione tecnologica e potenziamento dell’umano, intende fornire riflessioni, percorsi ed esperienze che documentino come, prima di essere strumento, la tecnica e la tecnologia siano espressione di umanità, parte integrante dello straordinario potenziale creativo dell’uomo, e che perciò si può imparare a “nuotare” in questo nuovo mondo ibridato con l’IA, non rinunciando alla libertà e alla imprevedibilità del vivente, anzi utilizzando l’innovazione tecnologica per potenziare l’umano e trasformare in positivo il mondo..

Andrea Caspani – Introduzione
Francesco Botturi – Tecnica, natura e desiderio
Stefano Moriggi – Per un’ecologia digitale plausibile
Alberto Chierici – Origine, problemi culturali e possibili sviluppi sociali delle “Intelligenze” Artificiali
Intervista al dottor Tommaso Ghidini dell’ESA – A cura di Emanuela Centis
Il fascino di un romanzo distopico può aiutare gli adolescenti a non restare prigionieri della Rete? – A cura di Andrea Caspani
Emanuela Centis – L’educazione all’arte al tempo dell’IA
Chiara Dell’Utri – Per una scuola “phygital”
Matelda Lupori – Percorsi di innovazione sottile nella scuola
Giampaolo Pignatari – Letteratura e Intelligenza Artificiale: un dialogo possibile. La lezione di Calvino
Francesco Bertoldi – La rete e la democrazia tra speranze e pericoli
Mario Belfiore – Dalla carta allo schermo
 

Per i Percorsi culturali e didattici viene presentato, alle soglie del trecentesimo anniversario della nascita di Kant, un testo dedicato a La prospettiva kantiana di una ragione aperta.

Nei Segmenti appaiono: l’Introduzione a L’immagine del mondo scartato di Lewis, due interventi sul contesto e sull’azione di salvataggio degli ebrei ad Assisi nel 43/44, l’analisi del ruolo dei paracadutisti italiani e della resistenza senz’armi degli IMI durante la guerra di liberazione, un’accurata ricostruzione della storia e dell’ideologia del movimento di Hamas, e la presentazione di due opere significative della patristica, gli Stromati di Clemente Alessandrino e l’Octavius di Minucio Felice. Conclude la sezione una bella sintesi dello scenario geopolitico globale del nostro tempo di Federico Rampini.

In Recensioni ed eventi troviamo ampie recensioni di La stella di Betlemme di Agatha Christie, di Storie naturali di Primo Levi, Nella luce dell’inizio di Massimo Camisasca, di La dinamica politica di Laura Balestra e di La chiesa di Chora. L’ultimo tesoro di Bisanzio di Emanuela Fogliadini.

LineaTempo #34

Urgono sentieri di pace in questo mondo dilaniato dalla violenza e dalle guerre (in primis per l’aggressione russa all’Ucraina, ma senza dimenticare gli altri drammatici conflitti del presente).

Lineatempo 34 ha voluto raccogliere in un dossier dal titolo Sentieri di pace. Esplorare sentieri di pace nella storia: una lezione per l’attualità, una serie di percorsied esperienze che hanno condotto all’individuazione di nuove forme di “lotta per la pace”: dall’obiezione di coscienza, alla teoria e alla pratica della nonviolenza, fino alle più recenti modalità di riconciliazione e di perdono dopo drammatici conflitti etnici, sociali e nazionali.
La prospettiva storica ha guidato la scelta dei percorsi presentati perché la storia è una risorsa per vivere in profondità il presente: un rilievo particolare assumono oggi gli approfondimenti sulla concezione della pace proposta e praticata da papa Francesco.  

Andrea Caspani–Giorgio Cavalli – Esplorare sentieri di pace nella storia: una lezione per l’attualità
Giorgio Cavalli – Angelo Roncalli. Dentro la guerra, germi di pace
Alessandro Giostra – La guerra del Vietnam nelle parole e nell’azione di Paolo VI
Massimo Borghesi – La polarità contro la polarizzazione. Fratelli tutti, una nuova Pacem in terris
Daniele Semprini – Papa Francesco tessitore di pace
Francesco Bertoldi – Pace e democrazia
Giuseppe Emmolo – Franz Jägerstätter, un testimone di pace per l’oggi
L’eredità di Franz Jägerstätter. Intervista a Giampiero Girardi, a cura di Giuseppe Emmolo
Giampaolo Pignatari – La Storia di Elsa Morante: pagine di amore contro la violenza
Maria Angelillo – Eredità e attualità del pensiero e dell’opera di M.K. Gandhi
Enzo Manes – Mandela: «La fraternità più scandalosa è la fraternità con il colpevole»
Semi di pace sulle tracce di Aldo Moro. Intervista ad Angelo Picariello, a cura di Giorgio Cavalli
S.B. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme – L’esperienza del perdono, via della pace

Per i Percorsi culturali e didattici viene presentato un testo funzionale a supportare un percorso dedicato a una ragionevole convivenza in una società multiculturale  

Nei Segmenti appaiono: le circostanziate considerazioni sul senso dell’obiezione di coscienza in Tolstoj, la narrazione dell’esperienza della Brigata Majella nella Resistenza, l’analisi critica sulla svolta culturale di Gadda a partire dai suoi diari nella Grande Guerra, uno schizzo sulla specificità della letteratura kazaka e un’ampia presentazione della ricerca sonora e spirituale di Arvo Pärt.

In Recensioni ed eventi le recensioni di La “Pace russa”. La teologia politica di Putin di A. Dell’Asta, di Le pandemie in Italia tra cronaca, letteratura e storia di Cremonini, Frare, Ponti e Zardin, di Xavier De Mérode. Ministro della guerra e elemosiniere nella Roma di Pio IX, a cura di G. Gualandris, di Una storia dell’epoca moderna. Spazi, trame, personaggi alle radici del nostro presente di F. Foschi, e diCampanella. La città del sole di M. de Paoli.

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