Autore: La Redazione Pagina 3 di 5

LineaTempo #30

A distanza di due anni dall’introduzione della nuova Educazione civica nella scuola italiana LineaTempo nel numero 30 si è proposta di verificare la portata culturale ed educativa del nuovo insegnamento.
Col dossier Insegnare Educazione civica: una possibile svolta per la scuola italiana documentiamo come questa innovazione, se sviluppata con percorsi in forma esperienziale fondati sulla centralità della relazione educativa, può diventare “linfa vitale” per il rinnovamento della scuola.
Delineano questa prospettiva, che permette una critica efficace all’individualismo contemporaneo, i diversi contributi offerti, che riflettono da varie angolazioni sui nodi fondamentali di questo insegnamento.

Andrea Caspani – Scuola, cultura e vita: il ruolo strategico della nuova Educazione civica
Il senso di un dossier
Elena Cappai – L’insegnamento trasversale dell’Educazione civica: una sfida per la scuola italiana
Costruire percorsi trasversali centrati su “compiti di realtà”
Dario Eugenio Nicoli – Il farsi dell’umano
Un curriculum e un canone per l’Educazione civica
Rosario Mazzeo – Educazione civica e valutazione: una prospettiva globale
La valutazione come risorsa per il cambiamento
Francesco Lorusso – Leadership e processi innovativi
Il contributo dell’Educazione civica per innovare schemi organizzativi e didattici
Federica Ceriani – Percorsi trasversali di Educazione civica: una sperimentazione in atto
Esperienze interdisciplinari di Educazione civica promosse da Istoreto
Sante Maletta – Alle radici della relazionalitĂ 
L’aristotelismo sovversivo di Alasdair MacIntyre

Per i Percorsi culturali e didattici viene focalizzata una prospettiva di insegnamento di storia per le scuole medie del gruppo di docenti che propone il progetto Educare insegnando

Nei Segmenti appaiono: un articolo che costituisce un controcanto all’immaginario culturale dell’ideologia del Russkij Mir; un breve profilo di Armida Barelli, grande protagonista della storia italiana del Novecento finora poco conosciuta; la ricostruzione della storia di padre Popieluszko e della sua opera di resistenza nella Polonia comunista e una riflessione sulla Paternità e il desiderio, che mostra come amare le storture della vita.

Primo Piano è dedicato a Rolando Rivi e l’imprevedibilità del bene, con una serie di interventi connessi alla pubblicazione del libro 13 aprile 1945

In Recensioni ed eventi un’accurata presentazione di un libro che fa una storia culturale dell’Eucarestia e la recensione di un libro sulle riduzioni gesuitiche del Paraguay che mostra l’irriducibile contemporaneità dei gesuiti.

Verbania. Un bell’esempio di progetto per la cultura dell’incontro

Lucia, studentessa di terza liceo delle Scienze Umane dell’Istituto “Cobianchi” di Verbania, intervista Leonid, suo compagno di scuola ucraino.  L’intervista è stata svolta all’interno di un progetto di educazione interculturale diretto dal prof. Vincenzo Rizzo, che cortesemente ci ha inviato il testo.

Mercoledì 4 maggio. Nella Biblioteca dell’Istituto Cobianchi di Verbania, ho incontrato Leonid, un ragazzo di origini ucraine, che è stato disponibile a collaborare con me allo scopo di scoprire e approfondire la struttura sociale, le storie e le tradizioni del suo paese d’origine e le differenze culturali tra l’Italia e l’Ucraina. Ci siamo seduti ad un tavolo in tranquillitĂ  e ho subito rotto il ghiaccio, chiedendo il suo nome e la sua storia:

“Mi chiamo Leonid, ho 15 anni e vengo dall’Ucraina, anche se vivo qui in Italia da quasi 7 anni. Frequento l’indirizzo informatico qui al Cobianchi e mi piace abbastanza studiare”.

Ho approfittato di questo inizio per chiedergli: “Siccome hai avuto la fortuna di osservare da vicino sia la cultura ucraina che quella italiana, secondo te quali sono le differenze principali tra questi due popoli?”.

“Per molti versi ci assomigliamo, ma ci sono comunque molte differenze: per esempio credo che gli ucraini siano sempre stati molto uniti tra di loro e con un forte senso di appartenenza alla societĂ . Questo si può notare molto bene durante le festivitĂ , soprattutto quelle religiose: a Natale gli italiani si trovano a festeggiare con la propria famiglia e i cari piĂą stretti, mentre in Ucraina i festeggiamenti avvengono anche con sei o sette famiglie numerose e unite”.

E qui la domanda mi è sorta spontanea: “E cosa mangiate durante queste feste?”.

“Molti cibi tradizionali, tra cui zuppe di cavoli e barbabietole e moltissimi piatti di carne speziata”. Si è fermato un attimo, pensieroso, e poi ha aggiunto: “Sai, pensare al cibo mi ha fatto ricordare un’altra differenza tra gli Italiani e gli Ucraini: voi siete inflessibili per quanto riguarda la tradizione, soprattutto se si parla dell’ambito culinario; guai se qualcuno cambia un ingrediente ad un vostro piatto tradizionale! A noi invece piace cambiare e provare cose nuove”.

A questo punto mi sono trovata sempre piĂą incuriosita su cosa ne pensasse di noi Italiani e gli ho chiesto di elencarmi le cose che preferisce dell’Italia e dell’Ucraina:

“Dell’Italia apprezzo piĂą di tutto i paesaggi, che sono vari ma sempre bellissimi, il cibo e il calore delle persone; dell’Ucraina invece adoravo il clima di spensieratezza della vita nelle campagne che c’era prima dell’invasione russa. Nessuno era ricco, ma tutti erano felici di quello che avevano e lavoravano volentieri per ottenerlo. Sembrava di vivere in un romanzo. Spero tanto che si riuscirĂ  a tornare a vivere in quel modo”.

“Bene, abbiamo parlato dei lati positivi delle nostre culture, quali pensi che siano invece i punti critici di questi due popoli?”

Lui mi ha risposto subito, senza pensarci: “Gli Ucraini hanno una mentalitĂ  che, – anche se secondo me è positiva -, li sta danneggiando molto in questo periodo: sono abituati a lavorare molto duramente per ottenere qualcosa, e sono estremamente poco inclini ad accettare favori e aiuti di ogni tipo. Accettare un aiuto senza dare immediatamente qualcosa in cambio è visto come qualcosa di sconveniente, umiliante e addirittura maleducato. L’Italia invece ha il problema opposto, penso che gli italiani rinuncino troppo facilmente ai propri doveri e responsabilitĂ , sia per quanto riguarda i doveri morali che il lavoro fisico. Per esempio qui ci sono moltissime persone che si dichiarano cristiane cattoliche ma non praticano, e questo per me è un controsenso: in Ucraina è rarissimo trovare una persona credente che non partecipa alle funzioni e alle varie ricorrenze religiose. Inoltre penso che purtroppo in Italia ci sia un po’ di razzismo”.

“A proposito di razzismo, come ti trovi qui a scuola?”

“Mi trovo in una classe un po’ problematica in generale, ma a differenza dell’anno scorso, grazie anche all’intervento dei professori, quest’anno non c’è stato nessun episodio spiacevole”.

Allora d’istinto gli ho chiesto: “A proposito di professori, cosa ne pensi degli insegnanti italiani rispetto a quelli ucraini?”

“Preferisco di gran lunga i professori italiani: in Ucraina gli insegnanti sono molto competenti e forse le lezioni sono piĂą sostanziose; ma apprezzo moltissimo il fatto che qui ci siano parecchi professori che sanno come aiutarci e si mettono nei nostri panni, e a volte ci aiutano addirittura a risolvere i nostri problemi personali! Diventano un vero e proprio punto di riferimento, per lo meno per la mia esperienza, e apprezzo moltissimo tutto ciò”.

Questa è stata la sua ultima risposta, dopodichĂ© ci siamo salutati e ognuno è andato per la sua strada, contento di ciò che aveva scoperto e imparato. Personalmente mi considero arricchita da questa esperienza e mi è piaciuto molto confrontarmi con Leonid rispetto alle nostre differenze culturali. Sono sicura che questa intervista sia stata utile ad entrambi, in quanto abbiamo imparato a ragionare secondo un altro punto di vista che, sebbene non sia completamente diverso dal nostro, ha le sue caratteristiche uniche. 

        Lucia Lori, 3°A LES, IIS “Cobianchi”, Verbania

L’altra faccia della guerra. Una storica russa: “Come abbiamo potuto?”

Elena Beljakova è russa. Docente all’UniversitĂ  statale di Mosca e membro dell’Istituto di Storia russa dell’Accademia delle scienze, a tre mesi dall’invasione russa dell’Ucraina racconta in una lunga intervista i mutamenti nella societĂ  russa prima e dopo il 24 febbraio 2022: la progressiva restrizione delle libertĂ , la commistione tra fede e politica, l’angoscia delle madri russe che non sanno nulla del destino dei loro figli e il grido di chi non smette di ripetere che la guerra è una «sciagura per tutti».

Elena Beljakova, Come abbiamo potuto? Un grido dalla Russia, in “La Nuova Europa”, 27 maggio 2022.

L’odissea di Anastasia nell’Ucraina in fiamme

Solo confidando nel cuore degli occupanti, da Zaporizhzhia sulla linea del fronte una giovane ucraina attraversa le linee russe e recupera i genitori nell’inferno di una Mariupol distrutta e assediata.

Leone Grotti, Il viaggio di Anastasia «nell’apocalisse di Mariupol» per salvare i genitori, “Tempi”, 25 aprile 2022

Famiglie per l’Accoglienza, un cammino per ricostruire la pace nei cuori

Dall’accoglienza estiva dei bambini sfollati del Donbass fino all’emergenza attuale, storie di persone che in sette anni hanno scommesso sull’accoglienza come amicizia tra famiglie, ben al di lĂ  “di un tetto e di un letto “.

Caterina Giojelli, La famiglia è il vero centro di accoglienza dell’umanitĂ  ferita, “Tempi”, 25 aprile 2022

Dall’accoglienza un esempio di pace

Un sacerdote racconta inaspettati piccoli miracoli dell’accoglienza. Come la speranza abita in una professoressa di Kharkiv, che ancora a marzo teneva le sue lezioni online, o in un musicista russo, che ha deciso di suonare per i profughi ucraini. Un sacerdote racconta inaspettati miracoli dell’accoglienza.

Edoardo Canetta, PROFUGHI UCRAINI/ Una prof, alcuni ragazzi e un pianista russo: così la vita continua

Segnali di dissenso nella Chiesa ortodossa russa

Esistono nella Chiesa russa voci libere che infondono speranza. “Il libro di Václav Havel, Il potere dei senza potere, mostra come persone che parrebbero prive di possibilità d’azione siano invece in grado di esercitare un influsso sulla società totalitaria”. Un’intervista a padre Andrej, segretario della diocesi di Spagna e Portogallo del Patriarcato di Mosca.

Andrej Kordočkin, Strategicamente la guerra è già persa

Papa Francesco: “La guerra non è ineluttabile”

Articolo in evidenza

“Chi poteva immaginare che (…) lo spettro di una guerra nucleare si sarebbe affacciato in Europa? (…) Pezzo dopo pezzo il mondo rischia di diventare il teatro di un’unica Terza guerra mondiale (…) Invece dobbiamo ripetere con forza: no, non è ineluttabile!”. Il libro di papa Francesco su pace e guerra.

Papa Francesco, Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace

Russia: un dissenso nel nome della “Rosa Bianca”

“Resistenza femminista contro la guerra”: è una rete di ragazze coraggiose che organizzano improvvise proteste con le rose bianche e si dileguano, scrivono messaggi pacifisti sulle loro borse e sulle banconote, lasciano messaggi adesivi sugli scaffali dei negozi…

Vincenzo Passerini, Ragazze russe contro la guerra nel nome della Rosa Bianca, “L’Adige”, 12 aprile 2022

Dugin, dal nazi-bolscevismo alla nuova Unione Sovietica

Massimiliano Di Pasquale presenta l’intricato percorso dell’ideologo del sovranismo eurasiatico di Putin. Aleksandr Dugin, anzichĂ© abiurare nazismo e stalinismo, li rimodella e li pone a fondamento della sua nuova teoria politica.

Massimiliano Di Pasquale, L’Eurasia di Dugin è il modello geopolitico di sovranisti e populisti

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